Effetti del Qi Gong sul controllo dell’ipertensione

È ben noto da letteratura scientifica internazionale che le tecniche di rilassamento sono associate ad una significativa riduzione della frequenza cardiaca dei livelli di pressione arteriosa. Questo dato è stato confermato con diversi tipi di tecniche che vanno dal training autogeno al rebirthing, dal biofeedback allo yoga. Di recente diverse strutture universitarie asiatiche stanno cercando di convalidare l’efficacia clinica di tecniche incluse nella medicina tradizionale cinese con metodo ufficiale. In questo contesto, Ching et al. hanno elaborato una metanalisi di trial clinici controllati condotti per valutare l’effetto del Qi Gong sui valori pressori.

La parola cinese Qi significa sia aria sia spirito sia energia, esprimendo così un concetto di “soffio vitale”, con un’accezione simile a quella del greco antico pnéuma e del sanscrito prana. La parola Gōng significa lavoro, tecnica o abilità. Il termine completo qi gong vuol dire quindi tecnica del respiro o tecnica dello spirito o lavoro con l’energia, indicando l’arte di far circolare il Qi interno nel modo più adatto per raggiungere e mantenere il benessere psicofisico ed accrescere l’energia interna e il suo flusso nel corpo attraverso la rete dei così detti meridiani energetici. In pratica si tratta di sequenze codificate di esercizi isometrici alternati ad esercizi isotonici coordinati con una lenta respirazione prevalentemente di tipo ventrale. I primi riferimenti storici scritti a questa tecnica “di lunga vita” risalgono al 200 a.C., ma è probabile che l’origine sia più antica.

In questa metanalisi sono stati inclusi i dati raccolti in 7 trial clinici randomizzati. La pooled analysis ha mostrato come la pratica del Qi Gong sia associata ad una significativa e clinicamente impressionante riduzione dei livelli pressori sistolici [weighted mean difference (WMD), – 10.66 mmHg (95%CI = -17.69, -3.62, p < 0.001] e diastolici [WMD, – 6.76 mmHg, 95% CI = -12.22, -1.30, p <0.001] rispetto al gruppo di controllo. La pratica di questi esercizi non ha registrato alcun effetto collaterale, essendo parallelamente associata ad un miglioramento della qualità di vita percepita. Ovviamente questi risultati sono limitati dalle limitazioni degli studi inclusi: relativamente breve durata di osservazione, impossibilità di avere un gruppo di controllo in placebo con un vero double-blind, diversità delle tecniche testate (diversa durata e sequenza dei movimenti).

Questi dati tuttavia mostrano come soggetti ipertesi che non vogliano o non riescano a svolgere attività fisica aerobica possano trovare un vantaggio anche in tecniche di esercizio più “sedentarie”.

(A cura di Arrigo F.G. Cicero, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Alma Mater Studiorum Università di Bologna)