L’Egitto di Manetone e le liste dei re

L’Egitto e l’epoca degli dei. Un tempo in cui le datazioni diventano fiaba. È l’età del mito, quella che precedette la storia. Presente in tutte le culture, immortalata negli scritti atavici di biblioteche ricoperte da polveri millenarie, tramandata oralmente mediante canzoni, storie narrate intorno al fuoco. Per Mircea Eliade, grande esperto delle religioni, il mito era una storia sacra. Aveva la funzione di sacralizzare le origini di un popolo, tramandare la memoria di accadimenti e di personaggi che perdevano poco a poco la loro umanità per diventare leggenda. Dei, titani, eroi. Le loro gesta fungevano da esempio per le generazioni future. Il mito giustificava così una storia mai scritta, conquiste armate, viaggi perigliosi, crudeltà, inganni e intrighi di un modo umano che aspirava a lasciare dietro di sé il buio della morte creandosi un olimpo luminoso, infallibile, immortale.
In bilico fra mito e storia sono le cronache più antiche. Quelle di Manetone. L’egizio Manetone, come il Berosso dei babilonesi, era un sacerdote. Visse intorno al IV secolo a.C. Manetone era nato in una città del Delta, Sebennytos. Svolse il suo servizio sacerdotale a Heliopolis (l’antica Iunu) in un tempio del dio Ra, ed era un’autorità per tutto ciò che riguardava il culto di Serapis. Suoi mecenati furono i sovrani Tolemei. Non dobbiamo dimenticare che proprio a Heliopolis si trovava la biblioteca più fornita del mondo antico, quella che conservava tutto il patrimonio culturale dell’Egitto. Manetone, poiché sacerdote, vi aveva sicuramente accesso.
Gli autori Giuseppe Flavio, Sesto Giulio Africano ed Eusebio di Cesarea ci hanno tramandato i preziosi frammenti della “Storia” di Manetone. La difficoltà più grande cui ci troviamo a far fronte leggendo questi testi, è quella di poter identificare i sovrani egizi elencati dal sacerdote con i personaggi storici conosciuti, perché i loro nomi ci sono stati trasmessi da Manetone in greco. A volte è possibile individuare subito la trascrizione geroglifica che si nasconde nel nome greco, a volte no. Come se non bastasse, ogni faraone portava ben cinque nomi differenti. L’insieme di questi nomi costituiva la titolatura del re:

  1. Il nome di Horus: era quello che, nella rappresentazione geroglifica, veniva sormontato dal falco e che rappresentava il re quale dio Horus.
  2. Il nome delle Due Signore: preceduto dai geroglifici che rappresentavano le dee Nekhbet dell’Alto Egitto e Wadjet (oppure Uto) del Basso Egitto.
  3. Il nome dell’Horus d’oro: preceduto dal geroglifico del falcone su di un pettorale d’oro.
  4. Il nome del trono: questo era assunto al momento dell’incoronazione ed era rappresentato dai geroglifici del giunco e dell’ape. Simbolizzava appunto il signore dell’Alto e del Basso Egitto, “nesu bitj”.
  5. Il nome proprio del faraone, dato al momento della nascita, e preceduto dai geroglifici dell’oca e del sole, che significavano: figlio di Ra.
    Le liste dei re
    Le misteriose liste predinastiche si dipartono dagli dei. Il primo nome in cui c’imbattiamo è quello di Efesto (Ptah). A lui si deve la scoperta del fuoco. Efesto è descritto come grande combattente e mistico. In guerra, in seguito ad una caduta da cavallo, il sovrano divenne zoppo. Gli sono attribuite l’invenzione delle armi di ferro e l’introduzione di alcune leggi.
    Dopo Efesto salì al trono Helios (Ra). Seguirono Cronos (Shu), Osiride, Typhon (Seth) e Horus, figlio di Iside e Osiride. Quest’ultimo regnò per primo sugli egizi. Dopo di lui governarono gli Shemsu Hor, i “seguaci di Horus”, i quali amministrarono il paese per ben 13.900 anni. Seguirono altri sovrani semidivini (definiti dal sacerdote “semidei” e “anime”) per un totale di 11.000 anni.
    https://storia-controstoria.org/antich…/manetone-liste-re/